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Domenica, 12 Maggio 2013 15:26

Italiani per tutte le stagioni

 

 Te li ritrovi paludati in perfetta tenuta da esploratore artico, griffati North Face e 66°, lucide tute termiche e scarponi in fiammante goretex e occhiali riflettenti e giubbotti di pelle e berretti di lana trendy. Peccato che non siamo in quota o su una pista sterrata in Groenlandia, perlomeno non ci siamo ancora, siamo in aeroporto o al molo o semplicemente in città.

 Sempre all'altezza dell'occasione, gli italiani in viaggio. Entrano subito nella parte, non sceglierebbero mai un accessorio sbagliato. E' proprio per questo che sono tanto ammirati, per quel senso di spavalda sicurezza che affascina chi nell'Artico o in Scandinavia ci passa tutta una vita un po' grigia. Questa è la mia esperienza, che appena posso viaggio ad alte latitudini in basso equipaggiamento sportivo, ma gli amici che viaggiano ai Tropici mi raccontano che anche lì è uguale, che fra i nostri compatrioti c'è gente capace di girare tutto il Sahara senza vedere nulla, presi come sono dalle performances del 4 x 4 con cui vivono in simbiosi.

 L'italiano in viaggo per vacanza riesce magicamente a catapultarsi in una ideale Parigi-Dakar, mitica e strafiga come soltanto lui sa essere. Anche quando va in barca: provate a chiedergli di raccontarvi qualcosa... vi sommergerà di dettagli tecnici di navigazione e di gustosi aneddoti di vita di bordo, ma quanto agli approdi toccati, ai luoghi visitati, alla gente, alla natura, alla geografia, state pur certi che per quello non ci sarà neppure una parola, semplicemente non esistono, annullati come sono dal tributo di attenzione totale dovuto alla potente tecnologia del natante. Come bambini ricchi eccitati da un bel giocattolo nuovo, riempiono il mondo di ammirazione ed invidia, percorrendolo senza guardarsi intorno; le ambientazioni di fondo le hanno già selezionate in partenza tra quelle più alla moda, per fare da sbiadito contorno ai loro monologhi.

 Io non viaggio così, ma intanto tutte le volte che ho riscosso interesse e simpatia ed entusiasmo – e non sono state poche, noi altri siamo decisamente molto amati nel mondo – è stato proprio per quella sorta di aria da vincente che gli interlocutori stranieri ci ravvisano negli occhi e nell'atteggiamento, forse anche nel mio inconsapevole... fatto sta che semplicemente in quanto italiano anch'io sono stato lusingato, corteggiato, blandito, persino temuto, sicuramente mai ignorato o disprezzato. Ci penso anche qui a casa, le volte che vedo brutti ceffi da galera o sfigati senza rimedio sfoggiare compagne slave che ti aspetteresti di incontrare più su una passerella di moda che al loro triste fianco, e ogni volta mi domando: ma che cosa avranno, ma che cosa avremo di tanto speciale che incanta il mondo? Io non lo so, io non riesco a vederlo...